Il saggio La libertà di educazione curato dal prof. Paolo Terenzi rappresenta una perfetta sintesi della questione relativa all’educazione e alla sua libertà. Denso, ben strutturato e, al contempo, di agile lettura. Lo studio tocca tutti gli snodi fondamentali del problema: una perfetta summa, dunque. In particolare, mi piace richiamare sei passaggi cruciali, perché ritengo che essi facciano percepire l’urgenza di trovare quam primum una soluzione alla vexata quaestio. In particolare:
· come affermo da tempo, la libertà di educazione, come ogni vera libertà, è generativa di altre libertà. Infatti, la libertà di educazione significa libertà per i docenti di insegnare, a parità di trattamento economico, presso una realtà che corrisponda alla propria impostazione del pensiero e di esprimere liberamente il proprio punto di vista, libertà per i genitori di scegliere una scuola che rispecchi i propri indirizzi educativi, libertà per gli studenti di apprendere in un ambiente che consenta loro di esprimere pienamente le loro attitudini e le loro potenzialità;
· il mancato rispetto della libertà di educazione è tipico dei regimi totalitari che vedono nella scuola lo strumento perfetto per rendere i cittadini sudditi dell’ideologia al potere. Non a caso lo scontro tra Stato fascista e Chiesa cattolica avvenne proprio sul terreno dell’educazione dei giovani, nonostante la – presunta – pace raggiunta con il Concordato lateranense. Bella la sottolineatura relativa ai paesi dell’Est che, appena usciti dalla dominazione comunista, posero tra i principi cardine delle loro costituzioni proprio il principio della libertà di educazione. L’esperienza tragica di asservimento aveva loro drammaticamente aperto gli occhi;
· la situazione italiana è peculiare, per non dire paradossale: la storia cinquantennale di governi democristiani non ha saputo garantire nei fatti il principio riconosciuto dalla costituzione all’art. 30. La subalternità culturale nei confronti del marxismo ha fatto accantonare un tema fondamentale e tanto caro all’antropologia e al magistero sociale della Chiesa;
· è possibile rintracciare un filo rosso di occasioni che, se, da una parte, hanno sancito il diritto, dall’altra non hanno saputo determinare un effettivo cambiamento, occasioni mancate dunque. Eccone le tappe: art. 30 della Costituzione (1948), DPR n. 275/99 che stabilisce i principi dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, legge 62/00 che introduce il Sistema Nazionale dell’Istruzione, articolato nei due rami della scuola pubblica, ossia la scuola statale e la scuola paritaria, risoluzioni del Parlamento europeo del 1984 e del 2012 in merito alla libertà 0-6 anni. Queste occasioni mancate hanno inevitabilmente determinato la chiusura di un numero altissimo di scuole pubbliche paritarie sul nostro territorio nazionale, riducendo drasticamente la percentuale del pluralismo educativo;
· la nostra società così composita necessita di una varietà di offerte educative che offrano punti di vista diversi. I giovani di oggi ne hanno assoluto bisogno, non possono accontentarsi di una proposta educativa unica, ossia quella che è offerta dalla scuola statale;
· da quanto sopra, consegue che la scuola di oggi deve strutturare la propria offerta formativa sulla base di un continuo scambio con le famiglie, gli studenti, i docenti. Detto in altro modo: la scuola di oggi non può essere più un monolite fondato sulla burocrazia centrale. Qual è il risultato del monolite? Livelli di apprendimento da parte degli studenti assai diversi tra il nord e il sud del paese. E non è un caso che le regioni che, negli anni, hanno avviato politiche di supporto al pluralismo educativo sono quelle in cui gli studenti conseguono livelli di apprendimento superiori. Può una simile situazione essere tollerata ulteriormente? Certo, il ruolo dello Stato deve cambiare: da gestore pressoché unico e garante del servizio di istruzione deve passare a garante dello stesso in una molteplicità di offerte formative dal vasto panorama culturale.
Ringrazio il Prof. Terenzi per aver affrontato con così grande perizia il tema della libertà di educazione e mi auguro che anche il suo contributo concorra a determinare la svolta tanto attesa e della quale la società di oggi ha realmente un urgente bisogno.