Il conservatorismo e il bisogno dell'eterno
di Marco Invernizzi (Alleanza Cattolica)
Ci sono due temi che mi sembrano necessari per rispondere alla domanda che cosa sia il conservatorismo oggi, anche alla luce delle considerazioni di Danilo Breschi. Li esprimo con due parole che poi cercherò di spiegare: “ordine eterno” e Rivoluzione del 1789.
L’ordine è qualcosa che richiama espressamente al conservatorismo, nel senso che qualsiasi conservatore è certamente nemico di ogni utopia ideologica e rivoluzionaria, che vuole distruggere il presente per costruire dal nulla una situazione storica diversa e migliore. Tuttavia, questo richiamo all’ordine può indurre a una grande ambiguità, che spesso accompagna la definizione di conservatore. Quest’ultimo infatti non è innamorato di qualsiasi “ordine”, né di un tempo storico definito, bensì appunto di un “ordine eterno”, cioè di alcuni principi che sono veri e buoni per gli uomini perché sono iscritti nella natura umana e quindi procurano il bene della comunità se realizzati nella storia. C’è una semplice ma efficace espressione di sant’Agostino che rende questa idea, quando, per difendere il cristianesimo accusato dai pagani della sua epoca di avere attentato all’esistenza dell’impero romano, li invita a immaginare un mondo in cui tutti gli uomini si sforzano di rispettare i Dieci Comandamenti: potrebbe esistere un mondo migliore? Il conservatorismo non si distacca molto dal tentativo di organizzare un mondo alla luce del diritto naturale, espresso sinteticamente nel Decalogo.
In questo senso dunque “ordine eterno”, cioè un insieme di valori scritti nella Creazione, al quale gli uomini, nonostante la loro debolezza originaria, possono o meno conformarsi, dando così vita nella storia a quella lotta perenne fra la Città desiderata da coloro che si sforzano di rispettare questo Ordine e quelli, al contrario, che cercano di opporsi e di realizzare una Città alternativa.
Il secondo tema è strettamente legato al primo. La lotta fra le due Città ha sempre attraversato la storia, ma a partire dal 1789 questo conflitto ha assunto una connotazione nuova e diversa. Con la Rivoluzione francese, infatti, come hanno notato tutti gli storici di diverse tendenze, nascono i presupposti di un “mondo nuovo”, nuovo perché frutto del tentativo di conformarlo a progetti ideologici mai esistititi prima, concepiti da uomini desiderosi di opporsi, in maniera più o meno consapevole, ai principi riconducibili a quell’ordine eterno di cui sopra.
Il conservatorismo, come atteggiamento di fronte alla storia, nasce proprio in questa circostanza attraverso le Riflessioni di Edmund Burke (1729-1797), un uomo politico whig, un liberale inglese che, di fronte a quel che accade in Francia durante i giorni della Rivoluzione, capisce che non si tratta di uno dei tanti rivolgimenti avvenuti nella storia ma di una svolta epocale, del tentativo di “rifare” l’uomo e quindi il mondo. In pratica la Rivoluzione vuole distruggere il sistema sociale per poi costruire, attraverso nuove ideologie, diverse e anche opposte fra loro, un mondo “nuovo” mai esistito, frutto di utopie organizzate in partiti, i club della Parigi rivoluzionaria che sono i “padri” dei futuri partiti ideologici, che diventeranno di massa dopo la Prima guerra mondiale.
Il conservatorismo nasce in questa circostanza, e tutti i suoi successivi esponenti saranno debitori delle Riflessioni sulla Rivoluzione francese di Burke, una lunga lettera scritta a un gentiluomo francese durante il corso degli avvenimenti rivoluzionari e subito diventata un celebre bestseller o se volete il primo testo del pensiero conservatore. I conservatori sono dunque i nemici delle ideologie, soprattutto dell’atteggiamento ideologico di fronte alla realtà, della pretesa rivoluzionaria di “rifare” l’uomo e il mondo, ma non sono conservatori in quanto innamorati di un’epoca passata, anche se non possono non riscontrare che prima del 1789 erano presenti tracce di quell’”ordine eterno”, che la Rivoluzione ha spazzato via dalla storia.
Anti-utopista, il conservatore sa che le società storiche sono sempre da riformare e quindi auspica le riforme come vere alternative alle rivoluzioni. Il suo atteggiamento verso la realtà non è ideologico, ma esattamente il contrario. Egli combatte le ideologie che usano la violenza rivoluzionaria ma anche provvedimenti legislativi radicali, come per esempio quello utilizzato la notte del 4 agosto 1789 quando venne abolito con un decreto legislativo l’intero sistema sociale feudale. Il conservatore combatterà sempre queste modalità rivoluzionarie auspicando le riforme per migliorare il sistema. Il conservatore ama l’eterno, non il passato ma apprezza in quest’ultimo, così come nel presente, le tracce d’eterno che eventualmente vi si trovano.
Il conservatorismo avrà un grande successo culturale e anche politico nel mondo anglosassone, molto meno in Europa e non sarà mai presente realmente in Italia. Tuttavia, anche in Italia vi saranno sempre molti conservatori, pur senza una classe intellettuale e una forza politica esplicitamente conservatrici. Sarà Giorgia Meloni, a partire dalla nascita di Fratelli d’Italia nel 2012, ad affermare la volontà di costituire un partito conservatore, la vera grande novità della politica italiana nel Terzo Millennio, capace di dare “una casa” a coloro che, anche soltanto in modo implicito, hanno sempre desiderato una forza politica che si ispirasse ai principi del conservatorismo.


